Abbiamo finito il 2009 con quasi tre mesi di anticipo. L'ultimo dell'anno delle risorse naturali che avevamo a disposizione si celebra il 25 settembre. Da domani al 31 dicembre saremo in deficit. L'Overshoot day, il giorno in cui entriamo in debito con la terra, si celebra da qualche anno in questo periodo. Viene calcolato con l'Ecological Footprint (impronta ecologica), un indice statistico utilizzato per misurare la richiesta umana nei confronti della natura.
Un calcolo creato, nella sua prima forma, nel 1996 da Mathis Wackernagel, insieme a William Rees, per mettere in relazione il consumo di risorse naturali con la capacità della Terra di rigenerarle. «La concentrazione di carbone nella nostra atmosfera potrebbe essere il principale problema che affrontiamo, ma non è l'unico - spiega Mathis Wackernagel in un'intervista al «Sole 24 Ore» che verrà pubblicata sul rapporto «Sviluppo sostenibile» in edicola lunedì 27 settembre -. L'accesso a risorse d'acqua dolce, la sicurezza alimentare, le risorse delle foreste, la biodiversità, il petrolio: tutto è minacciato. Stiamo entrando nell'era del "pick everything, il picco di tutto"».
Cosa fare, dunque? Wackernagel parte dalle città. «Influiscono per l'80% sull'impronta di una persona - risponde -. Le infrastrutture che costruiamo oggi – strade, impianti energetici, abitazioni, sistemi idrici, espansioni urbane – finiranno tra 50 o 100 anni. Poiché determinano come viviamo, dalle decisioni di investimento di oggi dipendono largamente il livello e la tipologia di consumo di risorse per i decenni a venire».